FELIX of Nola
Memorial
14 January
Profile
Elder son of Hermias, a Syrian soldier who had retired to Nola, Italy. After his father's death, Felix sold off most of his property and possessions, gave the proceeds to the poor, and pursued a clerical vocation. Ordained by, and worked with Saint Maximus of Nola.
When Maximus fled to the mountains to escape the persecution of Decius, Felix was arrested and beaten for his faith instead. Legend says he was freed by an angel so he could help his sick bishop. Felix hid Maximus from soldiers in a vacant building. When the two were safely inside, a spider quickly spun a web over the door, fooling the imperial forces into thinking it was long abandoned, and they left without finding the Christians. The two managed to hide from authorities until the persecution ended with the death of Decius in 251.
After Maximus' death, Felix was chosen as bishop of Nola, but declined, favoring Quintus, a "senior" priest who had seven days more experience than Felix. Farmed his remaining land, and gave most of the proceeds to people even poorer than himself. Much of the little information we have about Felix came from the letters and poetry of Saint Paulinus of Nola, who served at a porter at the door of a church dedicated to Saint Felix, and who gathered information about him from churchmen and pilgrims.
Though Felix died of natural causes, he is normally listed as a martyr because of the torture, imprisonment, and privations he experienced in the persecutions.
Born
3rd century at Nola, near Naples, Italy
Died
c.255 of natural causes; buried at Nola; for centuries his tomb was the site of pilgrimages
Name Meaning
happy ( = Felix)
Patronage
against eye disease; against eye trouble; against false witness; against lies; against perjury; domestic animals; eyes
Representation
cobweb; deacon in prison; spiderweb; young priest carrying an old man (Maximus) on his shoulders; young priest chained in prison with a pitcher and potsherds near him; young priest with a bunch of grapes (symbolizes his care of the aged Maximus); young priest with a spider; young priest with an angel removing his chains
San Felice da Nola Confessore e martire
14 gennaio
Nola, III sec. – 14 gennaio 313 ?
La vita del prete Felice ci è narrata da san Paolino di Nola, a cui si deve anche l'importante complesso di basiliche paleocristiane a Cimitile, a sei chilometri dalla località campana. Qui erano state deposte le spoglie di Felice, morto probabilmente dopo il 313. Nato a Nola nel III secolo da un ricco padre di origini orientali, aveva sofferto le persecuzioni ed era stato imprigionato, torturato e poi liberato miracolosamente da un angelo che lo condusse in un luogo deserto (per questo, pur non essendo stato ucciso è stato venerato come martire). Grazie alla pace costantiniana Felice era rientrato in diocesi. Qui, pur essendo stato indicato come successore dal vescovo Massimo, alla morte di questi rifiutò l'elezione e visse in povertà fino alla fine dei suoi giorni. In suo onore si tengono due feste con processioni dal 5 al 14 gennaio, data della sua memoria liturgica. (Avvenire)
Etimologia: Felice = contento, dal latino
A sei km da Nola, a Cimitile vi è uno dei più importanti complessi paleocristiani del Mezzogiorno d’Italia; fino al II secolo d.C. esisteva una necropoli pagana, vicino alla quale i primi cristiani della zona, seppellirono i loro morti in un ‘cæmeterium’, termine da cui deriva il toponimo di Cimitile.
In seguito i nolani vi deposero le spoglie del prete s. Felice, la fama dei miracoli che si verificarono sulla tomba del santo, fece della località, una meta di pellegrinaggio. Già nel IV secolo, nel recinto erano presenti diverse basiliche, divenute sei nei tempi successivi, esse sono adiacenti fra loro, alcune sovrapposte e sono: San Felice in Pincis, Santo Stefano, San Giovanni, San Paolino, Santissimi Martiri e San Gaulonio, ad esse si aggiunge la parrocchiale del 1789, posta in alto sul sito archeologico e dedicata anch’essa a San Felice in Pincis.
L’origine di questi importanti luoghi di culto e di preghiera, si collega ad un ‘monasterium’ fatto costruire dal vescovo di Nola s. Paolino, originario di Bordeaux, il quale stabilendosi nel 394 a Cimitile ne determinò la crescita, infatti presso il ‘monasterium’ si riunirono molti amici del santo vescovo, divenuto poi il santo patrono di Nola e a cui è dedicata, nel giorno della sua festa il 22 giugno, la grande e celebre Festa dei Gigli di Nola; questi uomini, conducendo una vita di lavoro e di preghiera, anticiparono di un secolo la Regola di s. Benedetto.
S. Paolino divenuto vescovo di Nola nel 409, lasciò il ‘monasterium’, ingrandì il cimitero e fece costruire la Basilica Nuova (400-403) inglobata poi nel XVI secolo nella Basilica di S. Giovanni; questa comunicava mediante un passaggio a triplice arcata, con quella di San Felice in Pincis.
Quest’ultima è senz’altro la più importante delle sette basiliche, edificata nel IV secolo, sui resti della necropoli dei “gentili” di Nola, custodisce il sepolcro del prete martire s. Felice, custodito in un’arca formata da una celletta, in cui furono deposti anche i resti di altri due vescovi.
La piccola costruzione divenne un “martyrium” con una apertura che serviva di passaggio ai fedeli che introducevano nella tomba degli unguenti, ritenuti miracolosi e protettivi contro le malattie, dopo il contatto con il corpo del santo.
Il sepolcro è inserito in un’edicola monumentale, sorretta da colonne e decorata da un mosaico del V secolo, il tutto incastonato nella più ampia Basilica; il sepolcro-altare, inizialmente piccolo e povero, divenne come la sorgente di edifici spaziosi e rimane adesso come una gemma incastonata in cinque basiliche, i cui tetti, visti da lontano danno l’immagine di una grande città; così come lo descriveva s. Paolino nel carme 18.
Tutto quello che si conosce di s. Felice, ci è trasmesso dal santo vescovo Paolino, il quale già devoto del santo, quando arrivò a Nola ed a Cimitile, gli dedicò ben 14 dei suoi carmi, che sono detti ‘natalizi’ (carmina natalizia) perché scritti dal 395 al 409 nella ricorrenza del ‘dies natalis’ della festa del santo, il 14 gennaio.
Il racconto poetico di Paolino è il primo documento storico della vita di s. Felice, cioè la prima elaborazione scritta della tradizione orale, da lui appresa in zona.
Felice nacque a Nola nel III secolo da padre siro, trasferitosi dall’Oriente in Italia, molto ricco; aveva un fratello Ermia che scelse la carriera militare, mentre lui si consacrò a Cristo come presbitero.
Divenne fedele collaboratore del vescovo di Nola, Massimo, che durante l’ultima persecuzione contro i cristiani, lasciò Nola per rifugiarsi in luogo deserto, lasciando in città il prete Felice che voleva come suo successore.
Ma Felice fu imprigionato e torturato, poi liberato miracolosamente da un angelo che lo condusse nel luogo deserto, dove il vecchio vescovo Massimo era moribondo, consumato dagli stenti e dalle sofferenze. Lo rifocillò con il succo di uva miracolosa e poi caricatolo sulle spalle, lo riportò a Nola, affidandolo alle cure di una anziana cristiana.
Durante la sospensione della persecuzione, poté riprendere il suo ministero sacerdotale, ma quando la persecuzione riprese, Felice fu di nuovo ricercato, ma egli sfuggì alla cattura rifugiandosi in una cisterna disseccata, dove per sei mesi fu alimentato, senza essere conosciuto, da una pia donna.
Cessata definitivamente la persecuzione con la pace di Costantino (313), Felice ritorna a Nola, dove morto il vecchio vescovo Massimo viene candidato a succedergli, ma egli rifiuta a favore del prete Quinto, rinuncia anche ai beni che gli erano stati confiscati e trascorre il resto dei suoi giorni nella povertà e nel lavoro.
Non si consce l’anno della sua morte, alcuni dati dicono sotto Valeriano (258), ma come spiegare che sia lui, che il vescovo Massimo non furono uccisi, è probabile quindi che siano morti dopo la pace di Costantino, quindi dopo il 313.
S. Felice fu comunque sempre venerato come martire, anche se non era stato ucciso, ma certamente aveva tanto sofferto e solo miracolosamente aveva avuto salva la vita. La sua tomba fu detta “Ara Veritatis”, perché gli si attribuiva particolare efficacia per il trionfo della verità, contro gli spergiuri.
Al santo patrono di Cimitile, sono dedicate dai fedeli ben due feste con processioni, che iniziate il 5 gennaio, vengono completate il 14 gennaio, giorno della sua festa liturgica; la prima parte dall’antichissimo sepolcro nell’area delle basiliche paleocristiane e finisce nell’ultima in ordine di tempo, cioè nella chiesa parrocchiale di S. Felice in Pincis; l’altra percorre il paese di Cimitile.
San Paolino resta il suo più grande cantore, con i ‘carmina’ ne descrive i numerosi miracoli operati, il culto che riceveva, la descrizione particolareggiata dei luoghi, delle primitive basiliche; ma nonostante ciò San Felice, forse per il suo nome, così numeroso nell’agiografia cristiana, fu confuso spesso con altri santi omonimi, che portarono ad un culto fuori della zona nolana, anche a Roma (in Pincis); inoltre la presenza di un presunto protovescovo di Nola (festa il 15 novembre) di nome s. Felice, ha complicato l’identificazione.
Ma è fuori discussione che il s. Felice, prete martire di Nola, è quello celebrato il 14 gennaio.
Autore: Antonio Borrelli