축일: 9월 11일
성 요한 가브리엘 퍼보일러 순교자
San Giovanni Gabriele Perboyre Martire in Cina
St. Joannes Gabriel Perboyre
ST.JOHN GABRIEL PERBOYRE
St.Jean-Gabriel Perboyre
6 January 1802 at Le Puech, near Mongesty, Cahors diocese, southern France
-11 September 1840 at China;
murdered by being lashed to a cross on a hill named the "red mountain",
then strangled with a rope
"너희는 가서 이 세상 모든 사람들을 내 제자로 삼아
아버지와 아들과 성령의 이름으로 그들에게 세례를 베풀고
내가 너희에게 명한 모든 것을 지키도록 가르쳐라.
내가 세상 끝 날까지 항상 너희와 함께 있겠다”(마태 28,19-20).
주 예수의 이와 같은 말씀을 따라 생명까지 걸고 포교에 노력한 선교사들은 매우 많다.
성 요한 가브리엘 페르바르도 중국에서 전교하며 많은 어려움과 고난을 겪었고
마침내는 순교까지 한 훌륭한 분이다.
그는 1802년 프랑스의 한 작은 마을인 퓨에슈의 농가에서 태어났다.
어려서부터 경건한 교육을 받아 특히 희생, 극기심이 많았으며
겨울에도 난로에 가까이 가서 몸을 녹인 적도 없고,
남의 과일밭에 가더라도 남의 것을 따먹거나 한 적이 없었다.
또 매우 겸손한 마음이 두터워 종들에게 무엇을 부탁했을지라도 반드시 사례하기를 잊지 않았다고 한다.
소년 시대부터 사제가 되려고 했던 그는 몬토반의 중학교에서 배우고
16세 때에 라자로 수도원에 들어가서 일찍부터 외국으로 나가는 선교사가 되려는 꿈을 키우면서
1826년에 사제로 서품되었다.
그러나 장상은 그가 우수한 교육가의 소질을 갖고 있음을 알고
그로 하여금 그 수도원이 경영하는 학교에서 교편을 잡도록 하여
첫 부임지는 쌩 플루르 신학교의 교수였고, 1832년에는 파리로 가서 그곳의 부수련장을 지냈다.
그런데 때마침 형 루수가 선교사로 중국에 가던 도중 병으로 사망했다는 소식을 들은 요한 가브리엘은
분연히 형의 유지를 계승해 꼭 중국에 갈 수 있도록 장상에세 청하여 승낙을 얻었다.
때는 1835년, 그가 33세 때의 일이었다.
그 당시의 중국은 선교사의 입국이 대단히 위험한데다가 전교하는 데도 매우 곤한했으므로 요한은
길게 머리를 기르고 중국 옷을 입고 그 나라 사람 같은 차림을 하고 나서
목적지였던 후뻬 및 호난 방면에 도착했다.
그리고 의식주(衣食住)는 물론 일체 생활양식도 모두 중국식으로 하고,
구 교우를 방문하고 새 교우를 늘리기 위해 동분서주 맹활동을 시작했다.
본래 약한 체질이었던 그는 토질, 기후, 생활의 급변화로 말미암아 매일 상당한 고통을 느꼈으리라고 믿지만,
그는 이를 잘 참아 받으며 인내하며 온갖 고통을 잘 극복했다.
그 지방은 그리스도교에 대한 반감과 증오심이 심했으므로,
신자란 것을 알기만 하면 언제 어느 때 살해 될지 몰랐다.
그러므로 요한 가브리엘은 신자들이 공포에 못 이겨 교회를 배반하는 일이 없도록
그들의 신덕을 굳게 하며 순교의 정신을 심어 주기 위해 전력을 다했다.
그래서 그는 초대 교회의 신자들의 순교 미담을 기회 있는대로 들려주며
고통에 대한 인내와 천국에 대한 희망을 확고히 심어 주기 위해 노력했다.
그랬던 만큼 이미 자기 자신은 순교할 각오를 마음속 깊이 간직하고 있었던 것이다.
그러던 중 어느새 3년이라는 세월은 흘러 1839년을 맞이했다.
그 해 9월에 그리스도교 선교사의 소재지를 밀고하는 이에게는 금 30냥(兩)을 준다는 현상이 나붙게 되었고,
상금에 눈이 어두워진 어느 예비신자가 요한 가브리엘의 거처를 밀고했다.
그래서 그는 즉시 체포되어 1년 동안 갖은 참혹한 형벌을 받았다.
예컨대 머리털과 엄지손가락을 묶여 공중에 매달렸다던가,
맨무픔에 쇠줄 위에 앉혔고 또 하리띠로 얼굴이나 그 외 몸을 무수히 맞기도 여러 번 있었다.
그 후 투옥되었다가 1840년 9월 11일 중앙 정부로부터 그에 대한 사형선고가 도착하자,
즉시 형장에 끌려나가 십자가에 못박혀 서서히 교수형까지 받으며 순교했다.
때는 마침 주 예수께서 돌아가신 시간과 똑같이 금요일의 오후 세 시경이며 향년 38세였다.
요한 가브리엘의 어머니는 그 당시 생존하고 계셨는데,
아들의 비참한 죽음의 소식을 듣고서도 조금도 동요됨 없이
“성모 마리아께서는 성자 예수의 죽음을 인내하시며 인류 구속을 위해 자신을 희생하셨습니다.
이를 생각한다면 나는 비천한 나의 아들을 하느님께 봉헌한다는 것은 아무것도 아닙니다”
하고 태연히 말했다고 한다. 참으로 그 어머니에 그 아들이 있었다고 말해야 옳을 것이다.
19세기에 있어서 가장 유명한 순교자 요한 가브리엘 페르바르는
사후 50년이 지난 1889년에 복자위에 올랐다.
그는 중국 지역에서 시복된 첫 번째 인물이며,
그의 선교가 분기점이 되어 급속도로 크리스찬이 퍼져나가게 되었다.
1996년 6월 2일, 교황 요한 바오로 2세께서 시성하셨습니다.
*복녀 마리아 아쏜따(아순타) 빨로따
축일:4월7일.인창동성당게시판1699번.
Force (AP), 20 agosto 1878 - Shansi, Cina, 7 aprile 1905
이탈리아 태생인 마리아는 마리아의 전교자 프란치스꼬회(Franciscan Missionaries of Mary) 수녀로서
중국에서 활동하다가 운명하였다.
*중국에서 순교한 마리아의 전교자 프란치스꼬회 일곱 명의 성녀들
축일:7월9일.인창동성당게시판1871번.
Santa María Herminia de Jesús y Compañeras, Mártires de China
Franciscan Missionaries of Mary martyrs in Shanxi
beheaded on 9 July 1900 at Taiyuanfu, China
http://home.catholic.or.kr/gnbbs/ncbbs.dll/chinchang
O my Divine Savior,
Transform me into Yourself.
May my hands be the hands of Jesus.
Grant that every faculty of my body
May serve only to glorify You.
Above all,
Transform my soul and all its powers
So that my memory, will and affection
May be the memory, will and affections
Of Jesus.
I pray You
To destroy in me all that is not of You.
Grant that I may live but in You, by You and for You,
So that I may truly say, with Saint Paul,
"I live - now not I - But Christ lives in me.
- Saint John Gabriel -
♬2.Canto Gregoriano-Pange Lingua Gloilosi
San Giovanni Gabriele Perboyre Martire in Cina
11 settembre
Puech (Cahors, Francia), 1802 - Vuciang (Cina), 11 settembre 1840
Nato a Montgesty nel 1802 e ordinato sacerdote a Parigi nel 1826, Giovanni Gabriele Perboyre desiderando ardentemente di darsi alle missioni estere si recò in Cina e nel 1832 approdò a Macao. Qui esercitò il suo apostolato tra i cristiani nonostante i pericoli della persecuzione. Tradito da uno dei suoi discepoli, fatto prigioniero, fu torturato a lungo e subì il martirio a Outchanfou l'11 settembre del 1840. Tra i cristiani rimasti fedeli, alcuni presero il corpo e gli diedero sepoltura nel luogo della sua predicazione, dove rimase finché non venne traslato nella Casa Madre della Congregazione dei Preti della Missione (Lazzaristi). Fu beatificato il 10 novembre del 1889 e fu canonizzato il 2 giugno del 1996. La sua memoria liturgica ricorre l'11 settembre. (Avvenire)
Emblema: Palma
Giovanni Gabriele Perboyre nacque a Montgesty, vicino a Cahors, nella Francia meridionale, il 6 gennaio 1802 in una famiglia che donò alla Chiesa tre missionari di san Vincenzo e due Figlie della Carità. In un simile ambiente respirò la fede, dei valori semplici e sani e il senso della vita come dono.
Nell'adolescenza, Colui che " chiama per nome " sembrò ignorarlo. Si rivolse al fratello minore Luigi perché entrasse in seminario. A Giovanni Gabriele fu chiesto di accompagnare il fratello minore per qualche tempo, in attesa che si abituasse al clima dell'ambiente. Era dunque capitato per caso, e avrebbe dovuto uscirne presto. Ma il caso svelò agli occhi stupiti del giovane orizzonti inaspettati; fu così che in seminario trovò la sua strada.
La Chiesa di Francia era allora appena uscita dall'esperienza della Rivoluzione francese con le vesti color porpora per il martirio di alcuni, ma con il dolore per l'apostasia di molti. Il panorama ai primi dell'800 era desolante: edifici distrutti, conventi saccheggiati, anime senza pastori. Non fu pertanto un caso che l'ideale sacerdotale apparisse al giovane non come una blanda sistemazione per la vita, ma come il destino degli eroi.
I genitori, sorpresi, accettarono la scelta del figlio e lo accompagnarono con il loro incoraggiamento. Non a caso lo zio paterno Giacomo era stato missionario di S. Vincenzo. E questo spiega perché nel 1818 maturò nel giovane Giovanni Gabriele l'ideale missionario. Allora la missione voleva dire principalmente la Cina. Ma la Cina era un miraggio lontano. Partire voleva dire non ritrovare più l'atmosfera di casa, gustarne i profumi, goderne gli affetti. Fu naturale per lui scegliere la Congregazione della Missione fondata da S. Vincenzo de Paoli nel 1625 per evangelizzare i poveri, formare il clero, ma soprattutto spingere gli stessi missionari alla santità. La missione non è propaganda. Da sempre la Chiesa ha preteso che gli annunciatori della Parola fossero persone interiori, mortificate, piene di Dio e di carità. Per illuminare le tenebre dell'uomo non basta la lampada, se manca l'olio.
Giovanni Gabriele non pensò a mezze misure. Se fu martire è perché fu santo.
Dal 1818 al 1835 fu missionario in patria. Prima, nel periodo di formazione, fu un modello di novizio e di studente. Dopo l'ordinazione sacerdotale (1826) fu incaricato della formazione dei seminaristi.
Un fatto nuovo, non certo casuale, venne a modificare la sua vita. Protagonista fu ancora una volta il fratello Luigi. Era entrato anche lui nella Congregazione della Missione e aveva chiesto di essere mandato nella Cina, ove, nel frattempo i figli di S. Vincenzo avevano avuto un nuovo martire, nella persona del b. Francesco Régis Clet (18 febbraio 1820). Ma durante il viaggio il giovane Luigi, a soli 24 anni fu chiamato alla missione del cielo.
Tutto quanto il giovane aveva sperato e fatto si sarebbe rivelato inutile, se Giovanni Gabriele non avesse fatto domanda di sostituire il fratello sulla breccia.
Giovanni Gabriele raggiunse la Cina nell'agosto del 1835. Allora in occidente si conosceva quasi nulla del Celeste Impero, e l'ignoranza era contraccambiata. I due mondi si sentivano attratti, ma il dialogo era difficile. Nei paesi europei non si parlava di una civiltà cinese, ma solo di superstizioni, di riti e usanze " ridicole ". I giudizi erano dunque pregiudizi. Non migliore era l'apprezzamento che la Cina aveva dell'Europa e del cristianesimo.
Fra le due civiltà c'era un solco oscuro. Occorreva che qualcuno lo attraversasse, per portare su di sé il male di molti, e bruciarlo nella carità.
Giovanni Gabriele dopo essersi ambientato a Macao, iniziò un lungo viaggio in giunca, a piedi o a cavallo, che dopo 8 mesi lo portò nell'Henan, a Nanyang, ove si impegnò ad imparare la lingua. Dopo 5 mesi era in grado di esprimersi, pur con qualche fatica, in un buon cinese, e subito si lanciò nel ministero, visitando le piccole comunità cristiane. Poi fu trasferito nell'Hubei, che fa parte della regione dei laghi formati dallo Yangtze Kiang (fiume azzurro). Nonostante l'intenso apostolato egli soffriva molto nel corpo e nello spirito. In una lettera scriveva: " No, non sono un uomo che faccia meraviglie qui in Cina come non le facevo in Francia... Domanda la mia conversione e la mia santificazione, e la grazia che non guasti troppo la sua opera". Per chi vede le cose dall'esterno, era inconcepibile che un simile missionario si trovasse in una notte oscura. Ma lo Spirito Santo lo preparava, nel vuoto dell'umiltà e nel silenzio di Dio, alla testimonianza suprema.
Improvvisamente nel 1839 due fatti, apparentemente senza collegamento, vennero a turbare l'orizzonte. Il primo è lo scoppio delle persecuzione, dopo che l'imperatore mancese Quinlong (17361795) aveva proscritto nel 1794 la religione cristiana.
II secondo è lo scoppio della guerra cino-britannica, meglio conosciuta come " guerra dell'oppio " (1839-1842). La chiusura delle frontiere della Cina e la pretesa del governo cinese di esigere un atto di vassallaggio dagli ambasciatori stranieri aveva creato una situazione esplosiva. La scintilla venne dalla confisca di carichi di oppio stivati nel porto di Canton, a danno di mercanti per la maggior parte inglesi. La flotta britannica intervenne, e fu guerra.
I missionari, interessati evidentemente solo al primo aspetto, erano sempre all'erta. Come spesso succede, i troppi allarmi diminuirono la vigilanza. È quanto accadde il 16 settembre 1839 a Cha-yuen-ken, ove Perboyre risiedeva. In quel giorno si trovava con due altri missionari europei, il confratello Baldus e il francescano Rizzolati, e un missionario cinese, il p. Wang. Venne segnalata una colonna di un centinaio di soldati. I missionari sottovalutarono le informazioni. Forse andavano da un'altra parte. E invece di essere cauti, continuarono nel piacere di un fraterno colloquio.
Quando non ci fu più dubbio della direzione dei soldati, era tardi. Baldus e Rizzolati decisero di fuggire lontano. Perboyre di nascondersi nelle vicinanze, dato che le montagne vicine erano ricche di foreste di bambù e di grotte nascoste. I soldati però con le minacce, come ci ha attestato il padre Baldus, costrinsero un catecumeno a rivelare il luogo ove il missioanrio si nascondeva. Fu un debole, ma non fu un Giuda.
Iniziò il triste Calvario di Giovanni Gabriele. Il prigioniero non aveva diritti, non era tutelato dalla legge, ma era all'arbitrio dei carcerieri e dei giudici. Dato che era in stato d'arresto si presumeva che fosse colpevole, e se colpevole, poteva essere punito.
Cominciò la serie dei processi. Il primo si tenne a Kou-ChingHien. Furono epiche le risposte del martire: - Sei un prete cristiano? - Sì, sono prete e predico questa religione. - Vuoi rinunciare alla tua fede? - Non rinuncerò mai alla fede di Cristo.
Gli chiesero di tradire i compagni di fede e le ragioni per cui aveva trasgredito le leggi della Cina. Si voleva insomma trasformare la vittima in colpevole. Ma un testimone di Cristo non è un delatore.
Perciò tacque.
Il prigioniero fu poi trasferito a Siang-Yang. Gli interrogatori si fecero serrati. Fu tenuto per diverse ore in ginocchio su catene di ferro arrugginite, fu sospeso per i pollici e i capelli a una trave (supplizio dello hangtzé), venne battuto più volte con le canne di bambù. Ma più che la violenza fisica, rimase ferito dal fatto che furono messi in ridicolo i valori in cui credeva: la speranza della vita eterna, i sacramenti, la fede.
Il terzo processo si tenne a Wuchang. Fu convocato da 4 diversi tribunali e fu sottoposto a 20 interrogatori. Alle domande si univano le torture e il dileggio più crudele. Si processava il missionario, ma intanto si calpestava l'uomo. Furono costretti dei cristiani all'abiura, e qualcuno di essi addirittura a sputare e percuotere il missionario, che aveva portato loro la fede. Per non aver calpestato il crocifisso, ricevette 110 colpi di pantsé.
Fra le varie accuse la più terribile fu quella di aver avuto rapporti immorali con una ragazza cinese, Anna Kao, che aveva fatto voto di verginità. Il martire si difese. Non era né la sua amante né la sua serva. La donna è rispettata non vilipesa dal cristianesimo, fu il senso delle risposte di Giovanni Gabriele. Ma rimase turbato perché facevano soffrire, per causa sua, degli innocenti.
Durante un interrogatorio fu costretto a rivestirsi dei paramenti della Messa. Volevano accusarlo di usare il fascino del sacerdozio per interessi privati. Ma il missionario, con gli abiti sacerdotali, impressionò gli astanti, e due cristiani si avvicinarono a lui per chiedergli l'assoluzione.
II giudice più crudele fu il viceré. Il missionario era ormai un'ombra. La rabbia di questo uomo senza scrupoli si accanì contro una larva di uomo. Accecato dalla sua onnipotenza voleva confessioni, ammissioni, delazioni. Ma se il corpo era debole, l'anima si era rinforzata. La sua speranza era ormai l'incontro con Dio, che ogni giorno più sentiva vicino.
Quando per l'ultima volta Giovanni Gabriele gli disse: " Piuttosto morire che rinnegare la mia fede ", allora il giudice pronunciò la sua sentenza. E fu di morte per strangolamento.
Iniziò un periodo di attesa della conferma imperiale. Forse si poteva sperare nella clemenza del sovrano. Ma la guerra con gli inglesi cancellò ogni possibile gesto di benevolenza. Cosicché l' 11 settembre 1840 un messo imperiale arrivò a briglia sciolta, portando il decreto di conferma della condanna.
Con sette banditi il missionario fu condotto su un'altura chiamata la " Montagna rossa ". Furono prima uccisi i banditi, e il Perboyre si raccolse in preghiera, fra la meraviglia dei presenti.
Venuto il suo turno, i carnefici lo spogliarono della tunica purpurea e lo legarono a un palo a forma di croce. Gli passarono la corda al collo e lo strangolarono. Era l'ora sesta. Come Gesù Giovanni Gabriele morì come il chicco di frumento. Morì, o meglio nacque al cielo, per far scendere sulla terra la rugiada della benedizione di Dio.
Molte circostanze della sua detenzione (tradimento, arresto, morte in croce, giorno e ora) lo avvicinano alla Passione di Cristo. In realtà tutta la sua vita fu quella di un testimone e di un discepolo fedele di Cristo. Ha scritto s. Ignazio d'Àntiochia: " Io cerco colui che è morto per noi; io voglio colui che per noi è risorto. Ecco, è vicino il momento in cui io sarò partorito! Abbiate compassione di me, fratelli! Non impedite che io nasca alla vita! ".
Giovanni Gabriele " nacque alla vita " l' 11 settembre 1840, perché sempre aveva cercato " colui che è morto per noi ". Il suo corpo fu riportato in Francia, ma il suo cuore rimase nella patria elettiva, in terra di Cina. È là che ha dato un appuntamento ai figli e figlie di S. Vincenzo, in attesa che anch'essi, dopo una vita spesa per il Vangelo e per i poveri, nascano al cielo.
Fonte: Santa Sede
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Si è fatto sacerdote a Parigi (1826) per essere predicatore in patria. Ma poi suo fratello Luigi, missionario, muore durante il viaggio per la Cina, e lui ne prende il posto, arrivando nel 1835 nella provincia cinese di Henan. Non sogna di fare grandi cose: gli basterebbe "non rovinare la missione", come scrive; anche perché ha poca salute; e poi lavora in una regione povera.
L’evangelizzazione in Cina è difficile anche per le divergenze tra missionari di differenti confessioni cristiane; e a ciò si possono aggiungere certe miopi rivalità tra gli ordini religiosi cattolici. Poi c’è il gravissimo problema politico. I missionari vengono in gran parte da Paesi europei, i cui governi si considerano loro naturali protettori. E questo fa ricadere anche sui missionari l’avversione dei cinesi, esasperati soprattutto contro Inghilterra e Francia, per l’aggressività della loro politica di penetrazione commerciale in Cina, sostenuta dalle loro Marine militari. (Si arriverà alla guerra dell’oppio, quando compagnie britanniche alleate con mercanti cinesi vorranno introdurre a forza in Cina la droga, che è proibita in Inghilterra). Come dirà lo storico indiano Panikkar, questi governi d’Europa, "campioni dichiarati della Chiesa di Cristo, non potevano renderle un servizio peggiore". Padre Perboyre, in mezzo alla sua comunità di poveri, è estraneo a queste vicende, ma ne diventa vittima innocente, splendida di coraggio.
L’imperatore cinese Taokwang (1821-1850) è d’animo mite, ma fa applicare ancora gli editti anticristiani del secolo precedente. E la persecuzione produce gli effetti consueti: c’è chi conserva a ogni costo la fede, altri la rinnegano; e non manca chi si fa nemico, spia e carnefice. Per questa via passa anche lui, Giovanni Gabriele Perboyre: denunciato e picchiato dai suoi ex fedeli, è chiamato dal tribunale, pena la morte, a calpestare il Crocifisso. Ma lui, sereno, compie il gesto supremo dell’apostolo, inginocchiandosi a baciarlo. Muore su un patibolo a forma di croce, strozzato con una corda. I cristiani rimasti fedeli gli danno sepoltura nel luogo della sua predicazione. Finché non viene traslato nella Casa Madre della Congregazione dei Preti della Missione (Lazzaristi).
Fu beatificato il 10 novembre 1889 e canonizzato il 2 giugno 1996.
La sua memoria liturgica ricorre l'11 settembre.
Autore: Domenico Agasso
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Aggiunto il 2-Sep-2002
Letto da 1903 persone
JOHN GABRIEL PERBOYRE
Also known as
Jean-Gabriel Perboyre
Memorial
11 September
Profile
One of eight children born to Pierre Perboyre and Marie Rigal. At age 16 he followed his brother Louis to the seminary, and entered the Congregation of the Mission of Saint Vincent on Christmas Day 1818. Ordained in Paris on 23 September 1825. Professor of theology. Seminary rector. Assistant director of novices.
His brother died on a mission to China, and John Gabriel was asked to replace him. In March 1835 he sailed for China, and began his mission in Macao in June, 1836. A widespread persecution of Christians began in 1839, the same year England had attacked China. Father John Gabriel was denounced to the authorities by one of his catachumens, arrested, tried on 16 September 1839, tortured by hanging by his thumbs and flogging with bamboo rods, and condemned to death on 11 September 1840. Martyr. The first saint associated with China.
Born
6 January 1802 at Le Puech, near Mongesty, Cahors diocese, southern France
Died
lashed to a cross on a hill named the "red mountain", then strangled with a rope on 11 September 1840 at Ou-Tchang-Fou, China
Name Meaning
God is gracious; gift of God
Beatified
10 November 1889 by Pope Leo XIII
Canonized
2 June 1996 by Pope John Paul II
Readings
O my Divine Savior,
Transform me into Yourself.
May my hands be the hands of Jesus.
Grant that every faculty of my body
May serve only to glorify You.
Above all,
Transform my soul and all its powers
So that my memory, will and affection
May be the memory, will and affections
Of Jesus.
I pray You
To destroy in me all that is not of You.
Grant that I may live but in You, by You and for You,
So that I may truly say, with Saint Paul,
"I live - now not I - But Christ lives in me.
- Saint John Gabriel